La calunnia è un venticello…
Eppure a volte uccide più di cento spade… l’insinuazione, l’illazione
sono attentati violenti all’animo , all’onorabilità , alla
rispettabilità, alla sensibilità , alla rettitudine di una persona.
Un proverbio popolare recita: “La calunnia è un assassinio
morale”.
Quali parole più esaustive per renderne chiaro il concetto.
E più l’integrità del calunniato è immacolata e tanto più
grande sarà l’accanimento del calunniatore a volerla sgualcire, e più l’integrità
del calunniato è immacolata e maggiore sarà la menzogna pronta ad aggredirla; la
congettura malevola del diffamatore si pone
davanti ad uno specchio e vede riflesso con esattezza il volgare sudiciume del suo animo, ed incapace di liberarsi di
tale fardello preferisce proiettarlo sull’infangato , con l’illusoria
convinzione di alleggerire , attraverso
la contaminazione, la vuota e miserabile consistenza del suo animo.
Il sospetto è figlio del difetto e i nostri occhi non vedono
se non quello che provono, ma il contagio maligno non è sentimento di tutti…
la purezza , sensibile
ed incantata, dello spirito è più forte di un esercito armato di malelingue e
false dicerie e talvolta fa molto più paura perché mette di fronte ad una
realtà ignota il maldicente che non la
riconosce e per ciò stesso la teme e come il più impaurito delle bestie feroci
l’attacca .
Il mondo dell’arte ne ha saputo cogliere le sfumature dolorose
attraverso i capolavori di grandi
artisti, che hanno rappresentato l’essenza
subdola e diffamante della calunnia.
Ne conosce bene gli
effetti devastanti dell’insinuazione Susanna , tanto ritratta nelle opere di grandi
autori come Artemisia Gentileschi, lei stessa vittima di calunnie diffamazioni e oltraggi , per il sol fatto di
essere donna e di aver voluto sfidare le benpensanti convinzioni dell’epoca,
volendo svolgere un’attività “sino ad allora” “solo di retaggio prettamente maschile”.
Susanna, giovane e bella ragazza di sani principi e di
indubbia rettitudine , onesta e
virtuosa, vittima della sua stessa avvenenza … come se la bellezza fosse sempre
sinonimo di immoralità , come se etica ed estetica non potessero convivere nell’animo
femminile senza entrare obbligatoriamente in disputa tra di loro , come se una
donna , baciata dal sommo dono divino della beltà non potesse aspirare anche a quello
dell’integrità morale e dell’intelligenza senza essere oggetto di facili congetture.
È ciò che subisce la povera Susanna che, notata da due
anziani giudici ,frequentatori della casa del marito, mentre fa il bagno nel
suo giardino, subisce le loro avances ; i due malcapitati presi il bel servito
dalla fedele ed integra sposa iniziano a diffamarla con accuse infamanti e
menzognere, al sol fatto di punirla e screditarla , affermando di averla
veduta con un giovane amante e
accusandola di adulterio; la poveretta, solo alla fine di un lungo processo che
la vede colpevole, riesce , grazie all’intervento di Daniele , a smascherare l’inganno , a riconquistare l’onore calunniato
ed infine ad essere scagionata.
La calunnia è un male subdolo , che si insinua nelle menti
desiderose di pettegolezzo e inculca il germe del sospetto, incurante del suo
potere distruttivo, è un accusa che non ha bisogno di prove perché ha già a priori in sé
il sapore vendicativo della condanna.
La calunnia è una serpe che passa attraverso le porte chiuse.
Emil Cioran, ne “Il funesto demiurgo” affermava:
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